lunes, 24 de marzo de 2014

La nuova babilonia: piaga divina o sfida evolutiva? Quando internet e genetica si incontrano.

Molto si scrive e si "sa" della torre di Babilonia. Fu creata per raggiungere dio, dio si arrabbió e confuse gli uomini con le lingue, tante che non sapevano più comunicare gli uni con gli altri. Questa la storiella.

Ma cosa possiamo possiamo imparare da questo applicandolo al mondo moderno? Direi che é difficile non vedere il parallelo tra questa storia e il nostro sistema "informativo". E` altrettanto complicato non vedere la super informazione in cui siamo immersi e quanto in realtà questa informazione (o de-formazione) sia un flusso di dati con pochi contenuti realmente significativi. O perché superficiali o perché contraddittori.
Quante volte una medicina sembra curare ogni sintomo di qualche malattia e poi si fa la versione successiva, un alimento contiene elementi preziosi contro il cancro, però anche contro raffreddore, mal di testa, fegato danneggiato e tutto per la grande quantità per alcuni di un elemento, per altri di altri.
Quante volte ci siamo trovati di fronte ad articoli di dicono tutto e altri che dicono il contrario di tutto.

A seconda di quello che "crediamo", siamo disposti a selezionare certe "informazioni" o altre, e quindi a "credere" una cosa o un'altra. Ma adesso anche credere risulta difficile.
Con le politiche della privacy di facebook, google e affini, le ingenti quantità di pubblicità che bombardano i nostri schermi grandi e piccoli sono totalmente indirizzate a rafforzare i nostri desideri commerciali seguendo quello che cerchiamo su internet o che riceviamo via mail.
E questo di per sé non sarebbe male, se non per il fatto che diseduca al "cambiamento".
Cambiare significa trovare nuove forme di essere, di pensare, di agire, e se tutto va bene queste nuove forme ci rendono più funzionali o più adatti alle nuove situazioni che in un sistema complesso come la vita si presentano a ritmo serrato.

Cambiare qualcosa di sé stessi é un processo che richiede tempo, energia e motivazione. All'inizio il cambiamento é più lento, rompere lo schema di partenza é ciò che ci risulta più difficile, ma se riusciamo a mantenere l'atteggiamento appropriato e lo facciamo per la giusta motivazione, con il tempo il nuovo schema di comportamento/pensiero diventa automatico.

Vediamo come funziona il cambiamento e perché si tratta di una risorsa irrinunciabile della nostra vita. 
Tutti abbiamo passioni e inclinazioni verso qualcosa o qualcuno, oggetti, animali, personaggi famosi, eventi etc... ed è cosa buona e giusta riconoscerle. Altrettanto bello e comodo è il fatto di avere proposte circa le nostre passioni ogni volta che vogliamo ad un click di distanza. Magari proposte di cose che senza quel banner o quella pubblicità su youtube non avremmo mai conosciuto.

Però i nostri gusti non sono stabili. Nel corso della vita normale, passiamo dal giocare con giocattoli, calcio, altalene, a quando cresciamo  fare immersioni, modellismo, meditazione, cucina etc...
Questo perché in un certo senso i nostri gusti sono il punto di partenza della nostra forza motivazionale e questa forza motivazionale tende ad essere adattiva per permetterci di sopravvivere meglio nel nostro ambiente o a sviluppare meglio certe nostre predisposizioni a seconda dell'ambiente. Da piccoli questo ambiente ci dà certe possibilità di sviluppo e svilupperemo passioni e inclinazioni adatte alle possibilità che ci vengono fornite. Con l'avanzare del tempo l'ambiente cambia e con esso le possibilità che ci fornisce.
Insomma già ci sono differenze tra quando ci piace qualcosa da bambini e quando cresciamo.
La cosa più bella però è che quando cresciamo ancora possiamo cambiare di preferenza. Possiamo appassionarci a una cosa e poi a un'altra. A uno sport e poi a un videogioco, a un gruppo musicale e poi al giardinaggio, al calcio e poi alla politica.

Ogni volta che cambiamo, perdiamo qualcosa e acquisiamo un'altra. Questo discorso non vale per le competenze o le capacità legate alle nostre preferenze/passioni. Se sapevano giocare a calcio prima, quelle abilità si "arruginiranno" al massimo con il tempo, ma non le perderemo.
Prendiamo un esempio: ci piace viaggiare. Per questo motivo lavoreremo, cercheremo un affitto basso, faremo amicizia con persone che viaggiano etc... per poter viaggiare il più possibile.
Non é solo una questione di piacere, si tratta anche di possedere determinate caratteristiche e capacità per poter ottimizzare la nostra passione. Queste determinate caratteristiche, ad esempio un più basso attaccamento a un luogo specifico, come la "casa", che ci permette di viaggiare, possono essere competenze trasversali che ci possono ad esempio aiutare in determinati lavori o in certo tipo di relazioni umane.

Per cui cambiare di passione é comunque preferibile a mantenere le stesse tutta la vita perché se perdiamo qualcosa in termini magari di tempo o di livello di performance, acquisiamo sempre qualcosa di nuovo. Che siano "altre" abilità o un affinamento di sotto-abilità precedenti. Ad esempio se dopo aver appreso a costruire modelli di aereo, iniziamo un corso giardinaggio dove le abilità manuali della prima passione ci tornerano utili per la seconda anche se non hanno nulla in comune, o facendo un corso di meditazione e poi studiando una nuova lingua possiamo trarre vantaggio della facilità di concentrazione e resistenza alla ripetitività del processo di apprendimento.
Insomma le nostre passioni e inclinazioni si attivano e disattivano, ma a seconda di cosa?
Qui viene il punto.

In genetica si studia che il nostro dna e i corrispettivi geni possono essere considerabili, metaforicamente, come una tastiera con dei bottoni. Si potrebbe pensare alle tastiere con i bottoni luminosi delle astronavi dei film di fantascienza cult, dove enormi tastiere nere brillavano con luci di bottoni/interruttori bianche fisse, a seconda di quello che l'ufficiale scientifico chiedeva al computer.
Alla nascita e durante il nostro sviluppo il nostro corredo genetico è la somma dei differenti bottoni accesi sulla grande tastiera nera.
Con il tempo questi bottoni vengono accesi e spenti dal famoso ufficiale scientifico, che fuori dalla metafora sarebbe l'insieme di situazioni esterne che ci troviamo ad affrontare nella vita: dagli stress ripetuti di una situazione familiare complicata, all'isolamento sociale, a un problema di salute cronico o particolarmente traumatico... e in positivo dal vivere ad esempio in una determinata sottocultura con le sue tradizioni, rinforzi positivi (ossia "premi") se eccelliamo in un campo della vita o in un altro, o essere a contatto per lungo tempo con una persona a noi vicina che ha una passione per qualcosa.
Tutto quello che o perché sperimentato per lungo tempo e in qualche modo inevitabile, o perché traumatico puntuale (ossia che capita con forza, ma solo una o poche volte nella vita), che attiva qualche meccanismo di sopravvivenza automatico, accende e spegne bottoni.

Per cui, escludendo gli eventi traumatici, il fatto di mantenere uno stimolo continuo, come ad esempio una passione, rinforzato positivamente tutto il giorno e tutti i giorni, mantiene un determinato bottone acceso. Così come per esempio il continuo bombardamento di pubblicità mirate allo specifico consumatore di facebook, google etc...

A parte la ripetizione dello stimolo qui è fondamentale
la variabile "tempo".
Accendere e spegnere bottoni dei nostri geni, attiva o disattiva inclinazioni, passioni etc... e abbiamo detto che richiede un tempo: prima di tutto per eseguire l'accensione o spegnimento (a parte in caso di trauma), e in secondo luogo per quanto riguarda le attivitá eseguite che richiedono un tempo per essere praticate. Ad esempio una partita di calcio ti chiede un paio d'ore tra il gioco, lo spogliatoio, andare e venire etc...

Questo determina tre cose:
1) Non si possono accendere tutti i bottoni insieme perché il nostro tempo é limitato.
2) In mancanza di tempo e in mancanza di trauma, gli stessi pulsanti rimarranno sempre premuti
3) Se passiamo la maggior parte del nostro tempo sui social media e questi utilizzano politiche di rinforzo commerciale delle nostre passioni, cediamo a queste piattaforme la nostra indipendenza nel cercare un cambiamento.

Questo significa che nella situazione di cui si parlava al principio il pericolo é cristallizzarsi in una posizione, una passione, una inclinazione, diminuendo le possibilità di trovare le occasioni di cambiarla.

Questo può ancora andare bene se la passione/inclinazione fosse positiva e funzionale nella nostra vita, anche se già abbiamo detto quanto il cambiamento può essere arricchente in termini di sviluppo di nuove competenze.
Se però a maggior ragione la determinata passione/inclinazione non fosse funzionale alla nostra vita, spegnere quel bottone diventa ancora più difficile.
Inoltre se gli stimoli che mantengono certi bottoni accesi vengono dal rinforzo positivo costante di pubblicitá mirate alla persona specifica attraverso le sue passioni da parte dei nostri più utilizzati mezzi di comunicazione internautica, ci viene sottratta poco a poco la nostra capacità di flessibilità, ossia di accendere e spegnere bottoni.

La rigidità in questo porta a patologie psicologiche (in psicologica c'è un'unica grande indicazione: rigido è patologico, flessibile è salutare), in termini sociali a influenzabilità, manipolabilità, e vulnerabilità al controllo esterno, e in termini evolutivi alla rinuncia della propria capacità, come singolo individuo, di evoluzione (cosa che tutti possediamo in quanto esistenti).

E in questo cosa c'entra la babilonia?
Se per cambiare bottoni, a parte le situazioni limite, ci vogliono stimoli di lunga durata e di intensità tendenzialmente regolare e da una parte abbiamo pubblicità martellanti specializzate nei nostri bottoni già accesi e dall'altra l'"alternativa", ossia una massa informe di "de-formazione" che dicendo tutto e il suo contrario non dà nessuna sicurezza, la nostra possibilità di ricevere stimoli che possono cambiare la configurazione dei bottoni accesi o spenti diminuisce ulteriormente.

Per cui se da una parte abbiamo stimoli continui orientati alla pubblicità e all'acquisto di beni che almeno inizialmente ci interessano, e dall'altra ci tolgono le alternative perché con la "de-formazione" ci viene detto tutto e il contrario di tutto, sostanzialmente chi controlla le nostre scelte?
Chi decide in cosa credere? Fino a che punto perdiamo "solo" spontaneità nel cambiare il nostro mondo, e fino a che punto non stiamo permettendo a qualcun altro di cambiarci secondo la sua volontà?

"Oh Dio, perché ce l'hai con noi?" si chiedevano i babilonesi al crollo della torre.
Ma siamo sicuri che Dio abbia piagato le genti del mondo con le infinite lingue perché non lo raggiungessero?
E se invece quella piaga fosse proprio il piano finale per raggiungererlo per il té delle 5 e l'essere umano nella sua pigrizia e superficialità non lo ha capito?
Se questa babilonia di informazione che non permette difendersi del costante bombardamento di pubblcità che ci vuole a terra, fosse il famoso "trauma" che, se riusciamo a vivere nel profondo, può accendere nuovi bottoni per terminare la nostra torre?
Non sto parlando del "fatto" che un dio ci sta mettendo alla prova in qualche modo. Io non entro nelle questioni di fede, sto parlando di come Pinco Pallino, la persona comune, può affrontare il discorso per trarre vantaggio da questa situazione in cui ci si trova.
L'unico modo in cui possiamo trasformare questa difficoltà in una sfida arricchente e in un passo evolutivo nel nostro sviluppo personale e come specie, è agire, prendere attivamente il controllo del nostro potere di cambiamento. Installare programmi di blocco pubblicità per quanto questo sia possibile, e dall'altra parte sviluppare un senso critico attraverso le nostre competenze.
Se siamo bravi medici ad esempio apprendere dalla nostra professionalità e sviluppare il senso critico delle notizie che leggiamo.
Nell'ambito in cui siamo bravi, siamo in grado di sviluppare un "sesto senso" basato sulle nostre competenze per capire quando quello che stiamo leggendo può essere reale o no.
Se manteniamo aperta la mente e ci apriamo a differenti ambiti della vita senza cristallizzarci in un'unica passione/inclinazione, possiamo allargare questo "sesto senso" a più ambiti e scoprire che sotto sotto, ci sono dinamiche simili tra le "informazioni" realistiche e quelle superficiali o pilotate.

Solo ampliando la nostra consapevolezza aprendoci a vari aspetti della vita possiamo vedere al di là delle nostre semplici passioni/inclinazioni e comprendere il meccanismo che sta prendendo il controllo del nostro "credo", della nostra motivazione, della nostra capacità di autodeterminazione.
Solo così saremo liberi. Liberi non per "legge", ma per pensiero. Liberi di superare le differenze apparenti come le differenti lingue dei babilonesi e insieme costruire la torre per raggiungere il cielo.
Perché osare, sapere, conoscere... questa é l'essenza dell'evoluzione: sfidare i limiti, pagare il prezzo in termini di fatica, di impegno, di tranquillità e continuare.

Non é che se non ci mettiamo a farlo possiamo vivere tranquilli e sereni. La torre di babele vuole costruirsi da sola, con o senza di noi, perché questo è l'istinto più puro della razza umana.
La differenza é lasciarsi crollare vivendo nell'apparente tranquillita fino all'inevitabile "reset" della torre, o accettare la sfida, perdere qualcosa per passare al gradino successivo ed essere un metro più vicini al cielo.

domingo, 16 de marzo de 2014

La scienza e i vaccini: un esempio del "credi o sii creduto"...

Ultimamente si parla molto delle vaccinazioni, dividendo l'opinione pubblica tra chi pensa che siano il bene, tra chi pensa che siano il male, tra chi pensa che siano utili e chi pensa che siano perfino dannose.

Tutti ne parlano e forse perchè giustamente si dovrebbe parlare di questa cosa.

Io onestamente mantengo come sempre la mia posizione relativizzante, non essendo un esperto di vaccini e vorrei in questa sede non parlare dell'effettiva validitá dei vaccini o la loro pericolositá, se non concentrarmi su una questione metodologica.
Tutte queste battaglie tra scienze ufficiali e scienze alternative creano molte confusioni sulle reali posizione delle une e delle altre, perché solitamente nascono da una mancata conoscienza del mondo scientifico e alternativo.

Da una parte si crede ci siano tutti con camici e provette e dall'altra con grandi collane e galline morte nella dispensa. Quando da una parte ci sono anche molti colletti bianchi e manager con valigette piene di promesse economiche e dall'altra scientifici che si aprono a varie alternative rifiutandosi di "credere", ma "sperimentando".

La veritá in effetti sta in questo mezzo ed é il problema di oggi giorno. Ci sentiamo grandi perché possiamo raggiungere tutto il mondo con i nostri mega cellulari, che pensiamo che in qualche modo siamo diversi dai nostri antenati, i quali scoprendo il mondo poco a poco, credevano nel fuoco o nelle tempeste come esseri spirituali superiori.
Non siamo immuni dalla necessitá di "credere". Anzi, proprio con la falsa e ingannevole promessa di cancellare la nostra "dipendenza dalla credenza", una parte del mondo scientifico, magari anche con buona intenzione, ha creato una "religione-scienza" che nasce con l'idea di combattere l'ignoranza della pseudospiritualitá, la religione istituzionale.
Questa "scienza" non ha una forma reale, é quella di focus, dei giornaletti da strada che mettendo provette nella copertina danno una sensazione di sicurezza e di controllo da parte dell'uomo sulla natura. Compresa la sua naturale paura della morte.

Non piú galline sacrificate, se non provette con liquidi azzurri e verdi, non piú simboli religiosi se non doppie spirali di DNA, non piú abduzioni nell'acqua benedetta, se non fazzoletti profumati presentati come disinfettanti.

IMPORTANTE: dato che il mondo dei "credenti scientifici" giá si sente minacciato. La scienza dice spesso il vero, e DNA, disinfezione, cultura della prevenzione etc... sono bellissime, miracolose acquisizioni della nostra cultura. Io amo il metodo scientifico e lo trovo sostanziale per proteggere dagli errori della pura intuizione e per standardizzare i risultati. Potete sotterrare le asce, grazie...

Il problema é che le persone che non sanno cos'é la scienza, si sentono protette dalla sua apparente "certezza" e per questo si sta creando come un'altra forma di religiosità.
Per cui se lo dice la scienza, è vero. Se lo dice il ministero della salute: è vero.

Ma allora io dico, che differenza c'è tra questo e quello che dice un papa o una guida spirituale religiosa?
Dove è finito il "dubito ergo sum" che mette all'angolo il totalitarismo dei singoli aspetti della nostra realtà umana, quello spirituale o quello razionale ad esempio, dandoci una dimensione di esseri "pensanti" e non "razionali" puri, e "spirituali" e non "religiosi" puri?

Prendo questo articolo per spiegare con un esempio:

La pseudoscienza riporta il morbillo a New York











 
A parte prendere atto di questa preoccupante moda a new york, io non parlerei di una chimerica pseudoscienza in questo caso specifico.

Io ho lavorato con l'autismo per qualche tempo, come psicologo specializzato in clinica e neuroscienze e educatore professionale, collaborando con l'ambito professionale della medicina ufficiale e questo tipo di informazione e di collegamento con il vaccino io ad esempio l'ho appreso da lì, non é una teoria del complotto del mondo pseudoscientifico.
E´ un dubbio (non una certezza) ampiamente diffuso.

La veritá è che si vive la scienza come la religione. Come se fosse assoluta e veritiera.
Non si pone fiducia nel "metodo scientifico", ma nella "scienza", in una inutile e dannosa battaglia tra scienza e religione.
Quando le persone si crogiolano di questa falsa sicurezza, e poi si scontrano con la sua incredibile attuale limitazione che non gli permette di spiegare ancora moltissime cose (perché scienza non è onniscente...), tra cui ad esempio le cause dell'autismo, nasce la paura.
Se la gente quindi non si vaccina, non é per una malvagia pseudoscienza dal sapor demoniaco (o non sempre), ma a causa della paura e della frustrazione dell'abbandono _percepito_ della certezza della scienza. O al contrario come presa di posizione critica nei confronti di una realtà, quella scientifica, che spesso pretende superare i suoi limiti umani presentando ogni due mesi qualche medicina "definitiva" che cura i sintomi di ogni cosa.

Se la "religione-scienza" e i suoi adepti prendessero una posizione più umile e dicessero chiaramente "fino a qui arriviamo, fino a qui stiamo arrivando, e quello che é certo é che il _metodo scientifico_ é il piú valido per arrivarci" la gente non "crederebbe" nella scienza, se non nel _metodo scientifico_ e non si spaventerebbe quando qualcosa non é (ancora) spiegato o non prenderebbe una posizione tanto forte come non vaccinarsi, come unica opposizione a un mondo che ammantandosi di "esattezza" spesso dice una cosa e poi il suo contrario.

E dall'altra parte questa crociata tra "credenti scientifici" e "credenti alternativi" impedisce agli uni e agli altri di aprirsi all'altro lato, impedendo agli uni di trovare nuovi stimoli e un pensiero laterale che può aprire nuove porte, o agli altri un metodo scientifico che perfezioni certe tecniche.

Infine: nessuno é immune a "credere". E´ parte del nostro modo di conoscere la realtá, del nostro sistema cognitivo e motivazionale. E ci fa anche molto bene!
Per cui combattere contro la credenza é giusto fino a quando siamo consapevoli che sempre crederemo in qualcosa, e che non é il "credere" che fa male, se non la rigidezza di tale "dinamica interiore" e la vulnerabilitá che comporta.
Questa vulnerabilitá  diventa manipolabile solo se non ne siamo consapevoli.

Quello che importa è mantenere il metodo scientifico e non lasciarsi ingannare dalle facili soluzioni apparenti della scienza-religione, che sia essa "ufficiale" o "alternativa".
Prendere una posizione netta in questo campo polarizza la battaglia creando molte "casualties" da ambo le parti.
Non sarebbe forse il momento di abbandonare gli "ismi" e le posizioni assolute e vedere cosa c'è di buono da una parte e dall'altra?
Molta gente lo sta già facendo e io mi unisco a questa terza forza invitando ciascuno a trovare uno spazio dentro di sè per continuare a credere per utilizzare la forza motivazionale di tale meccanismo cognitivo, ma ricordandosi sempre il prezzo che comporta il credere eccessivamente.
Per cui, forza e coraggio. Tutti a pensare e credere, consapevolmente e relativisticamente! 

domingo, 9 de marzo de 2014

... e l'Energia [ITA]

Spesso le persone si sentono a disagio quando si parla di “energía” in ambito terapeutico. Questo deriva dal fatto che per molto tempo quello che veniva all'attenzione del pubblico é stata la "perversione" del concetto di energia per responsabilità di alcune figure oscure che si presentavano come maghi o guru, conferendo alla parola un aspetto mistico e misterioso.
Con la nascita della fisica quantistica e il superamento dei confini della fisica classica, stiamo cominciando a renderci conto che il nostro universo "fisico" non è altro che energia sotto forma di differenti stati di vibrazione. Tutto è composto da "qualcosa", che siano molecole, atomi, particelle subatomiche, anche quello che si pensava fosse il "vuoto" dello spazio tra i pianeti, le stelle, le galassie, è in realtà pieno di di particelle, campi energetici, radiazioni: in sostanza tiene una energia che in parte è conosciuta e compresa, in parte ancora in fase di scoperta. Detto questo a livello pratico alcune persone hanno cominciato a pensare: se tutto è energia, come possiamo utilizzare questo concetto nel campo della salute?
Le scienze cominciarono a sviluppare differenti discipline come la chimica e la fisica, che stanno alla base della pratica medica. In psicologlia e nelle terapie alternative moderne si cominciò a pensare all'energia come "informazione".
Per cui quanto parliamo di campi elettromagnetici generati dai nostri organi, i chackra o l'energia universale, parliamo della stessa cosa: fonti di informazione.

Ricordiamo che la medicina tradizionale ha individuato tre grandi campi elettromagnetici nel corpo giusto in tre posizioni dei chackra della cultura ayurveda e orientale. Questi sono generati dall'attività bioelettrica del cervello, del cuore e dell'intestino, tutte e tre zone riccamente innervate da neuroni.
Il concetto dell'Universo come energia già è una eredità di culture del passato. La Medicina Tradizionale Cinese basa su questo concetto il suo diagnostico clinico.
Il problema fondamentale per cui questo genere di concetto viene visto male o comunque non viene utilizzato nelle scienze occidentali nasce da una mancanza di "traduzione" nel "nostro linguaggio" di questi concetti. Per questo motivo non ci rendiamo conto che per quanto rispondano a nomi diversi dai nostri, sono in realtà molto vicini alle tradizioni scientifiche ufficiali.
Per cui se parliamo del chackra del cuore come il punto di incontro di cielo e terra, energia e materia, pensieri e emozioni, è la stessa cosa che se diciamo nel senso comune quando pensiamo che il nostro cuore è l'origine dei sentimenti, o in psicofisiologia quando notiamo che ogni emozioni implica notevolmente il nostro cuore, o quando consideriamo nella medicina tradizionale che il cuore possiede dei suoi neuroni specifici che creano connessioni a livello nervoso con differenti stati della nostra attivazione fisiologica.

E' tempo di dimenticarsi delle nostre differenze e di gettare un ponte tra la psicologia tradizionale, la psicologia energetica e le tecniche di equilibrio e guarigione energetica affinché la gente si renda conto che dietro a molte incomprensioni stanno rigide leggi di mercato e di protezione di potere personale/economico, di clienti, di investimenti in ricerca etc...
Per quanto in effetti questi interessi più "materiali" siano importanti perché espressione di una necessità di sopravvivenza animale che ci spinge a cercare il potere e mantenerlo, allo stesso tempo allontana i terapeuti (tradizionali e alternativi) da una visione globale, olistica e integrale della persona.
In questa ottica è necessario tornare a tenere in considerazione la parte spirituale dell'essere umano, quella parte di noi che soddisfa il nostro desiderio di eternità, la nostra creatività e la nostra volontà di affrontare le sfide della vita perché è la manistezione del nostro mondo simbolico interno que ha lo stesso diritto del nostro mondo razionale di "parlarci" e apportare informazione (o "energia") alla nostra vita.
Dopotutto se escludessimo il nostro mondo spirituale è come se guardando un'isola non percepissimo il mare. Non vedremmo i limiti del nostro pensare e ci chiuderemmo in un assolutismo pericoloso. Anche perché un isolano che non vede il mare, esclude a priori una grandissima risorsa come la pesca e si troverebbe a nutrirsi di noci di cocco per tutta la vita.

Il mio obiettivo in tutto questo è di creare una visione tanto ampia di questi concetti che alla fine non sarà più necessario proteggere ciascuno il proprio ambito professionale, perchè tutti avranno la stessa importanza in un lavoro che tutti finalmente concepiremmo come "sistemico", interdisciplinare.
Questo compito non può essere "mio" o "tuo". Si tratta di un compito di tutti. Io cercherò di fare la mia parte.
D'altro canto si tratta di un obbligo che tutti dovrebbero assumersi, quello di mantenere una mente aperta, di coltivare dentro di noi un suolo fertile per vari stimoli e pensieri, perché chiunque ci dica "QUESTA è LA soluzione" puntando a una sola cosa, o ci sta mentendo o per lo meno sta generalizzando molto.
Se nel caso che ci stesse mentendo il suo interesse non è "risolvere" un problema se non "guadagnarsi il pane" approfittandosi della situazione, nel secondo sicuramente avrà una parte di ragione proponendo la sua specifica soluzione e noi gli crederemmo, ma la sua incapacità di ampliare la visione del suo agire non gli permetterá di affrontare propriamente le cause del problema.
Qualunque disturbo o problema che abbiamo è "multicasuale", ossia ha più "con-cause" che lo producono, per cui solo un lavoro olistico, ossia a 360 gradi può risolverlo.
Per questo motivo un professionista onesto ci dirà che "LE soluzioni sono MULTIPLE" e lui stesso fornirà differenti livelli di intervento e ci consiglierà altri professionisti che completino il suo lavoro.

In conclusione: la cultura dell'"Energia-Fonte di informazione" è abbastanza ampia per permetterci di aprire la nostra visione del mondo per percepire i differenti piani su sui si manifesta un problema. Come ci dice Watzlawick, "non è possibile non comunicare", per cui attraverso il concetto di "energia" che raccoglie anche sistemi alternativi di lavoro terapeutico, "non è possibile non trarre e inviare informazione" e quindi "non è possible non trarre o non inviare energia".
Viviamo immersi nell'Energia perchè viviamo immersi nell'Informazione, e ne facciamo parte alterando sistemi e universi interi semplicemente con la presenza. Solo quando prendiamo coscienza di questo possiamo conoscere la nostra realtà e affrontarla con strumenti appropriati.
Siamo esseri attivi che cambiamo e creiamo il nostro universo esperienziale. Dobbiamo solo prendere coscienza del nostro potere, di quello che possiamo apportare al mondo, della energia/informazione che percepiamo e generiamo.
Anche noi siamo parte di questa energia, non solo con le nostre azioni, ma anche con la semplice capacità di percepire l'iformazione, creiamo un cambio in tutto.
Energia è solo una grande parola che nasconde una filosofia di apertura assoluta. Si può prendere come metafora, come realtà ontologicamente certa, come concetto, ma quello che importa è che sia la chiave per il nostro sistema cognitivo, per sbloccare i limiti (auto)imposti della nostra conoscenza e prendere parte attivamente alla vita dell'organismo-umanità di cui siamo parte e riflesso.

miércoles, 5 de marzo de 2014

Blog news [ESP][ITA][ENG]

[ESP]
Una temporada de cambios en mi vida, en la vida de la consulta y en mis redes sociales.

La nueva nueva web totalmente traducida y lista para el trabajo internacional en tres idiomas, punto fuerte de las terapias y la formación de Csélion, la nueva consulta de Milán en abril o septiembre, el proyecto Ibiza para la temporada de verano en stand by, y un nuevo nombre para el blog de la consulta.

Empezando su vida en Madrid, después de haber cerrado en Italia como simple psicólogo clínico, había dado al blog un nombre español, una concepto, lo del niño fantasioso, que en ese momento coincidía con el espíritu de la novedad de muchas terapias, con el descubrimiento continuo de nuevas teorías y practicas terapéuticas. Ese niño quedará siempre, pero es el momento de cambiar de cara y proponer la próxima evolución.
Por eso el blog tomará el nombre de mi logo, para que pueda encajar de manera mas neutra con los diferentes idiomas con los que escribiré y las diferentes culturas que van a entrar en contacto, eso espero, con mis pensamientos.

Disfrutar!

/
[ITA]
Un periodo di cambiamenti nella mia vita, nella vita del mio studio professionale, e delle mie reti sociali. 


Il nuovo sito web integralmente tradotto in tre lingue, punto forte delle terapie e della formazione di Csélion, il nuovo studio di Milano aperto ad aprile o settembre, il progetto di Ibiza per la stagione estiva in stand by e un nuovo nome per ilblog del mio studio.


Csélion iniziò a Madrid, dopo aver chiuso il mio studio in Italia come semplice psicologo clinico, per questo il blog aveva ricevuto un nome spagnolo, un concetto, quello del "niño fantasioso", che in quel momento coincideva con lo spirito della novità di molte terapie, con la scoperta continua di nuove teorie e pratiche  terapeutiche. Questo "niño" ci sarà sempre, però é giunto il momento di cambiare facciata e proporre la successiva evoluzione.
Per questo il blog prenderà il nome del mio logo, perché possa adattarsi in maniera neutra con le differenti lingue che utilizzerò e con le differenti culture che entreranno in contatto, spero, con il mio pensiero.

Buona lettura!

/
[ENG]
A time of changes in my life, my work, and my social networks.

My new web site totally translated in three languages, one of the strong points of Csélion's therapies and formation, my new clinic in Milan, opening in march or september, the Ibiza project for summer season on stand by, and a new name for my blog.

Csélion began its life in Madrid after closing my italian clinic as simple clinical psychologist, that's why my blog received a spanish name, an idea, the "niño fantasioso" one, that at that moment shared the same spirit of innovation of many new therapeutic "tools", with the continuous discovery of new theories and therapeutic possibilities. This "niño" will always be there, but time has come to change the public face and bring to the public the next evolution.

That's why this blog will take name of my registered trademark, to adapt with a neutral interface with differents languages I'll use to write, and with the different cultures that, I hope, will be get in contacct with my thoughts.

Enjoy!